Alessia Eboli
Alessia Eboli svolge il corso Triennale presso L'Accademia Moda e Design M.M.
Come per la maggior parte degli studenti di moda, l'haute couture era per me solo un grande sogno. Foto di sfilate tappezzavano la mia camera a Napoli: Parigi era lontana ed inavvicinabile, una casta alla quale solo pochi eletti avevano accesso. Un giorno,poi, mi sono fatta coraggio ed ho riempito una valigia: avevo un biglietto solo andata per Londra. I sogni e le speranze pesavano più del bagaglio che portavo con me. Ero una tra tante, una studentessa di moda, una sognatrice, un'amante del bello, dell'arte e del sudore dietro un abito. Ho iniziato a lavorare per il brand di Haute Couture Ralph&Russo. Al colloquio, quando le porte dell'ascensore si sono aperte, sono stata catapultata in un mondo che avevo fino ad allora visto solo in TV: in quel momento il cuore si è fermato, avevo trovato la mia dimensione. L'atelier sembrava danzare nella sua maestria, avvolto dai bagliori di ricami e pizzi pregiati.
Ho poi appreso che i sogni si avverano con tenacia e sudore, con lacrime e pianti, con notti insonni e mani che tremano, ma che comunque sia devono continuare a cucire. Sono arrivata a Parigi, alla settimana dell'alta moda, come couturier. Quando ho visto la passerella per la prima volta, poco prima dello show, l'ho attraversata. Mi sono lasciata accecare dalle sue luci. Ho respirato piano, ho delegato il panico del momento ai miei colleghi. Il mio sogno non era più solo un sogno. Come nella più dolce delle fiabe, ho visto sfilare quelli che chiamo "i miei figli", gli abiti che mi avevano tolto il sonno e la vista nelle ultime settimane, nello show più inarrivabile che esista.
Piangere non è stato abbastanza, quel momento mi è rimasto dentro, ha segnato la mia storia. Ora sono quella che sono anche grazie a quei giorni surreali e faticosi.
Ho imparato che un abito è un'entità a se stante, che siamo solo uno strumento per farlo venire al mondo, proprio come un bambino. Oggi rispetto il lavoro manuale e l'arte del creare con una sacralità che ho appreso solo attraverso il sudore, ed è grazie a questa fatica che ho conosciuto la bellezza.
Potrebbe essere banale da dire, ma mai mollare: i sogni si avverano per chi sa aspettare. E non smette mai di provare. Alessia
Come per la maggior parte degli studenti di moda, l'haute couture era per me solo un grande sogno. Foto di sfilate tappezzavano la mia camera a Napoli: Parigi era lontana ed inavvicinabile, una casta alla quale solo pochi eletti avevano accesso. Un giorno,poi, mi sono fatta coraggio ed ho riempito una valigia: avevo un biglietto solo andata per Londra. I sogni e le speranze pesavano più del bagaglio che portavo con me. Ero una tra tante, una studentessa di moda, una sognatrice, un'amante del bello, dell'arte e del sudore dietro un abito. Ho iniziato a lavorare per il brand di Haute Couture Ralph&Russo. Al colloquio, quando le porte dell'ascensore si sono aperte, sono stata catapultata in un mondo che avevo fino ad allora visto solo in TV: in quel momento il cuore si è fermato, avevo trovato la mia dimensione. L'atelier sembrava danzare nella sua maestria, avvolto dai bagliori di ricami e pizzi pregiati.
Ho poi appreso che i sogni si avverano con tenacia e sudore, con lacrime e pianti, con notti insonni e mani che tremano, ma che comunque sia devono continuare a cucire. Sono arrivata a Parigi, alla settimana dell'alta moda, come couturier. Quando ho visto la passerella per la prima volta, poco prima dello show, l'ho attraversata. Mi sono lasciata accecare dalle sue luci. Ho respirato piano, ho delegato il panico del momento ai miei colleghi. Il mio sogno non era più solo un sogno. Come nella più dolce delle fiabe, ho visto sfilare quelli che chiamo "i miei figli", gli abiti che mi avevano tolto il sonno e la vista nelle ultime settimane, nello show più inarrivabile che esista.
Piangere non è stato abbastanza, quel momento mi è rimasto dentro, ha segnato la mia storia. Ora sono quella che sono anche grazie a quei giorni surreali e faticosi.
Ho imparato che un abito è un'entità a se stante, che siamo solo uno strumento per farlo venire al mondo, proprio come un bambino. Oggi rispetto il lavoro manuale e l'arte del creare con una sacralità che ho appreso solo attraverso il sudore, ed è grazie a questa fatica che ho conosciuto la bellezza.
Potrebbe essere banale da dire, ma mai mollare: i sogni si avverano per chi sa aspettare. E non smette mai di provare. Alessia
